Non ci sono dubbi sulle capacità
dialettiche di Renzi né sui positivi risultati ottenuti da alcuni provvedimenti
emanati dal Governo da lui presieduto. Il guaio è che la mania di protagonismo
gli ha fatto commettere errori colossali che ancora oggi paghiamo amaramente. Mi
riferisco all'ostinazione sul referendum testardamente confermato con la
formula "o tutto o niente": la maggioranza schiacciante lo ha
bocciato rifiutando la riforma elettorale ed ora ci teniamo (chissà per quanto
tempo ancora) Province, CNEL e bicameralismo. Ora Renzi tenta di riproporsi
come protagonista dopo la "scissione" e ritorna a sbandierare
proclami, facendo intendere di voler condurre il nuovo soggetto politico ad un
successo a "doppia cifra". Ci riuscirà? Mi sembra poco probabile, e non
solo perché rimarcato dai sondaggi negativi, ma soprattutto perché la sua
decisione non differisce molto da quella di D'Alema, Bersani, Speranza ed altri
che avevano deciso di abbandonare per aver perso potere. Si sa che tale è
l'inguaribile patologia della sinistra che tutto sa fare tranne mantenere
l'unità ed accettare la "leadership" di chi si dimostra più
convincente. Staremo a vedere. Se gli elettori cominciassero a penalizzare più
severamente coloro che "escono" ed a premiare chi ha il coraggio di
"rimanere" anche se non riesce a dominare, probabilmente in futuro ci
sarebbero meno "scissioni".
Nip
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