Lettera aperta all’ex
dimissionario (dimissionato) sindaco Marino.
È facile comprendere l’amarezza
di chi è costretto a cedere le armi ed abbandonare la propria posizione, pur
avendo provato ad affrontare avversità obiettivamente straordinarie.
Ora, però, cambia la gestione amministrativa di Roma e l’unica
cosa da fare è quella di attendere, per constatare se la sostituzione del
Sindaco Marino si rivelerà, come io spero, salutare per la Capitale.
Se io fossi nei panni dell’ex
sindaco, sarei più cauto nel manifestare il risentimento, comprensibile sì, ma
non sappiamo fino a che punto “legittimo”.
Quando si afferma che andare di
fronte ad un notaio per “dimettersi” è un atto contrario ai principi della democrazia,
si sostiene una battaglia già persa. Tanti consiglieri che insieme decidono di
rinunciare alla carica per neutralizzare il balletto farsesco delle dimissioni,
può essere etichettato come un atto antidemocratico? Ma non è più semplice
dedurre che i 26 dimissionari possano essere più saggi dell’unico che non
voleva saperne di riconoscere i propri errori?
Si, proprio errori, e piuttosto
gravi! Io non mi riferisco alla questione degli scontrini, sulla quale concluderò
il discorso, ma alle scelte di un primo cittadino che ha preferito i viaggi,
pur giustificati da intenzioni nobili, alla vigile e costante attività volta ad
imprimere una concreta svolta ai disservizi di una Capitale che soffre per disagi
inammissibili. I viaggi si dovevano, se mai, attuare DOPO aver risolto drasticamente
gli annosi problemi.
Io non credo che il nuovo
Commissario si metterà a viaggiare, dovendo affrontare un impegno quale quello
prospettato dal Giubileo. E se adesso il nuovo vertice dirigenziale dimostrerà
di saper risolvere in poco tempo i problemi più seri, a partire dai trasporti
urbani, dalla pulizia e dalla viabilità? Che figura farebbe l’ex sindaco che se
la prende con questo e quello, promettendo battaglie che potrebbe continuare a
perdere?
Rispetto al fallimento di un’azione
amministrativa che, pur tentando di sradicare le vecchie logiche del malaffare,
non ha saputo fornire risposte immediate e decisive, la questione degli
scontrini è cosa che potremmo definire “secondaria”, ma voglio chiudere la mia
riflessione proprio evitando di relegare il problema nell’angolo della
banalità. Sarà la magistratura a stabilire le responsabilità di Marino riguardo
agli eventuali “illeciti” commessi nella gestione delle sue disponibilità
finanziarie impegnate per “rappresentanza”. Qualora, però, la faccenda
delle cene private “scaricate” con
giustificazione istituzionale fosse confermata, ritengo che non si possa
banalizzare la questione. Vero è che si tratta di somme “irrisorie”, ma non si
può ignorare la falsificazione di un atto, anche di uno solo, altrimenti si
finisce con il giustificare tutto il malcostume che avvelena l’Italia.
Nip
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