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lunedì 2 novembre 2015

Marino dimissionato

Lettera aperta all’ex dimissionario (dimissionato) sindaco Marino.

È facile comprendere l’amarezza di chi è costretto a cedere le armi ed abbandonare la propria posizione, pur avendo provato ad affrontare avversità obiettivamente straordinarie.
Ora, però,  cambia la gestione amministrativa di Roma e l’unica cosa da fare è quella di attendere, per constatare se la sostituzione del Sindaco Marino si rivelerà, come io spero, salutare per la Capitale.
Se io fossi nei panni dell’ex sindaco, sarei più cauto nel manifestare il risentimento, comprensibile sì, ma non sappiamo fino a che punto “legittimo”.  
Quando si afferma che andare di fronte ad un notaio per “dimettersi” è un atto contrario ai principi della democrazia, si sostiene una battaglia già persa. Tanti consiglieri che insieme decidono di rinunciare alla carica per neutralizzare il balletto farsesco delle dimissioni, può essere etichettato come un atto antidemocratico? Ma non è più semplice dedurre che i 26 dimissionari possano essere più saggi dell’unico che non voleva saperne di riconoscere i propri errori?
Si, proprio errori, e piuttosto gravi! Io non mi riferisco alla questione degli scontrini, sulla quale concluderò il discorso, ma alle scelte di un primo cittadino che ha preferito i viaggi, pur giustificati da intenzioni nobili, alla vigile e costante attività volta ad imprimere una concreta svolta ai disservizi di una Capitale che soffre per disagi inammissibili. I viaggi si dovevano, se mai, attuare DOPO aver risolto drasticamente gli annosi problemi.
Io non credo che il nuovo Commissario si metterà a viaggiare, dovendo affrontare un impegno quale quello prospettato dal Giubileo. E se adesso il nuovo vertice dirigenziale dimostrerà di saper risolvere in poco tempo i problemi più seri, a partire dai trasporti urbani, dalla pulizia e dalla viabilità? Che figura farebbe l’ex sindaco che se la prende con questo e quello, promettendo battaglie che potrebbe continuare a perdere?
Rispetto al fallimento di un’azione amministrativa che, pur tentando di sradicare le vecchie logiche del malaffare, non ha saputo fornire risposte immediate e decisive, la questione degli scontrini è cosa che potremmo definire “secondaria”, ma voglio chiudere la mia riflessione proprio evitando di relegare il problema nell’angolo della banalità. Sarà la magistratura a stabilire le responsabilità di Marino riguardo agli eventuali “illeciti” commessi nella gestione delle sue disponibilità finanziarie  impegnate per  “rappresentanza”. Qualora, però, la faccenda delle cene private  “scaricate” con giustificazione istituzionale fosse confermata, ritengo che non si possa banalizzare la questione. Vero è che si tratta di somme “irrisorie”, ma non si può ignorare la falsificazione di un atto, anche di uno solo, altrimenti si finisce con il giustificare tutto il malcostume che avvelena l’Italia.


Nip

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