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martedì 19 gennaio 2016

Cosa ci lascia Ruqia?

Sapeva di rischiare la vita. Conosceva la ferocia dei suoi aguzzini.
Ruqia aveva scritto più volte di prevedere la sua fine, fino quasi a descriverne l’epilogo. La sua scelta di continuare a combattere per la libertà rimase, però, lo scopo della sua vita. La sua potente arma era la parola che Lei utilizzava per descrivere le condizioni di vita di Raqqa, i soprusi dello stato islamico, le violenze subite da donne e bambini e le atrocità che hanno disseminato di vittime i territori mortificati dal folle estremismo religioso.

Il califfato giustifica le stragi invocando il volere di un dio vendicatore che viene inneggiato in occasione di ogni conquista, magari svanita in poco tempo, considerato che la reazione alle atrocità diviene sempre più consapevole. Magari i tagliagole hanno scomodato la stessa divinità quando hanno rivolto contro Ruqia chissà quale arma orrenda che la vittima non poteva contrastare con la sua “modesta parola” che, però, innocua non è.

Eh no!, i jihadisti hanno soppresso la Ruqia che avrebbe continuato la sua battaglia di libertà, ma non possono sopprimere i messaggi che Lei ha già inviato al mondo.
Le parole che Ruqia ha già pronunciato non possono essere “eliminate”! Sono già patrimonio dell’umanità. Esse, così come l’esempio di dignità umana incancellabile, continueranno ad alimentare l’umano e insopprimibile bisogno di giustizia e libertà.
Con ogni probabilità si potranno esaurire le munizioni che l’isis utilizza, soprattutto se i saggi del mondo si decideranno a far chiudere i flussi di denaro che ancora alimentano il califfato, ma le parole di Ruqia conserveranno la loro forza inesauribile che, prima o poi, riuscirà a soffocare l’inumana follia!


Nip

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