L’Italia continua a tremare.
Questa volta il preavviso ha limitato i danni alle persone, ma altri crolli si
aggiungono alle pesanti perdite di patrimonio storico. Ora si parla di
ricostruzione e si riflette sui crolli che hanno interessato qualche edificio
reso non completamente “antisismico”. Chissà se emergeranno elementi dai quali
si apprenderà che qualcuno ha ceduto alla tentazione di maggiori illeciti guadagni,
qualche tecnico ha omesso di controllare, qualche altro ha chiuso un occhio, e chi più ne ha più ne metta.
Intanto si scopre che proprio
qualche giorno fa (21.10.2016) un
terremoto di magnitudo 6.2 e cioè più forte di quelli che hanno devastato ultimamente
il centro della penisola, ha colpito il Giappone provocando solo qualche ferito
e nessun crollo.
Ma allora, se si parla di
ricostruzione e di ‘casa Italia’, chi ci assicura che i lavori che saranno
effettuati garantiranno il sicuro adeguamento antisismico? Non conviene, prima
ancora di far partire il progetto di “consolidamento”, varare una serie di
misure veramente efficaci per scongiurare l’ennesimo assalto ai finanziamenti?
Se non si lasciano intuire rischi
di pene severissime (con interdizione perpetua da tutte le gare o appalti e subappalti,
nonché da direzione e controllo dei lavori) e di confische da lasciare veramente
sul lastrico, rischiamo di ritrovarci con edifici dalle facciate sfolgoranti
che coprono strutture fatte di cemento “come colla” e di pilastri che cedono al
primo tremore.
Nip
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