Si chiama Marina Ovsjannikova, ha lavorato per il principale telegiornale serale russo Vremya dall'inizio degli anni 2000 e ha vissuto tutti i disagi scaturenti dalla consapevolezza di dover diffondere notizie false. L'aggressione dei soldati russi contro l'Ucraina l'ha scossa a tal punto da indurla a mostrare un cartello contro la guerra durante una diretta televisiva. Sa quello che rischia dall'inasprimento delle pene contro la diffusione di notizie sulla guerra considerate "fake", pur essendo sacrosante verità. Lei sa di correre anche rischi peggiori. È successo tante volte in passato. L'esempio più eclatante è quello della cronista Anna Politkovskaja assassinata con quattro colpi di postola alla testa il 7 ottobre 2006. La Politkovskaja si era solo resa responsabile di pubblicare scomode verità. Marina lo sa, ma non ha avuto remore. Il suo sangue è per metà ucraino. Lei non può permettere che si facciano passare per "fake" le notizie su crimini mostruosi. È un esempio di coraggio e orgoglio molto più potente delle vigliacche bombe di un folle che deve essere smascherato e fermato!
Nip
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