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martedì 6 gennaio 2015

Assenteismo e senso del dovere

L’assenteismo dei vigili romani ha riempito i notiziari con i più disparati commenti.  Tutti parlano di quella schiacciante maggioranza che, per motivi vari,  ha disertato il lavoro. Mi sembra di non aver letto né udito alcunché riguardo a quel 17% di persone che hanno ottemperato al loro dovere assicurando il servizio. Mi si dirà che la correttezza non può meritare gli onori della cronaca.  Trattandosi di prestazioni dovute, non potevano che rientrare nell’ambito della normalità.  Giusto, ma l’idea che una così ridotta percentuale di persone si sia fatta carico di tutte le straordinarie fatiche scaturenti da un servizio prevedibilmente complesso per la nottata di Capodanno, ed ulteriormente complicato dal fioccare delle assenze, mi ispirava  una certa commiserazione. Quando captai la notizia di un  leader (non) politico che si schierava a difesa dei “lavoratori” dipendenti, ho creduto si trattasse di un elogio che la mia debole fantasia aveva immaginato potesse essere formulato in favore di quella sparuta minoranza di “normali”. Mi ero ingannato, poiché la difesa riguardava quell’altro 83%, arrotondato per difetto! Per quei pochi (finché ce ne saranno) va bene il silenzio, e forse va anche usato per loro un termine diverso, visto che non possono nemmeno essere considerati “normali”.

Nip

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