Ascoltando il discorso di Bersani,
ospite stasera a Dimartedì, ho avuto l’impressione di sentire i più aspri
commenti di esponenti degli schieramenti di opposizione. Tra risatine e battute
sarcastiche, il caro Pier Luigi ha chiaramente detto che il governo Renzi (che
dovrebbe essere anche il suo governo) non ne sta azzeccando nemmeno una!
Io non credo che sia questo il
modo di proporre una critica “costruttiva”, anche perché sull’efficacia di
molte riforme già attuate dal governo in carica ci sono favorevoli pareri di autorevoli
esperti internazionali, di economisti ed anche di apprezzati politici di altre Nazioni.
Non parliamo, poi, della critica
sul voto di fiducia, che costituisce un rischio proprio perché i numeri al
senato sono risicati (forse anche per responsabilità dello stesso Bersani che,
con la sua flemma proverbiale, è stato capace di giocarsi in pochi mesi un bel
margine di vantaggio alle ultime elezioni).
E dire che alle precedenti
primarie lo avevo votato, come hanno fatto molti altri (ora io dico
sbagliando).
Anche se non condivido tutte le
scelte di Renzi, ritengo che il suo governo stia conducendo un’azione piuttosto
energica, capace di contribuire alla graduale modernizzazione del Paese, ivi
compresa la scommessa sulla nuova legge elettorale che attende la convalida
referendaria. Anche su questo Bersani ha espresso critiche, come a voler dire
che la legge elettorale va cambiata (sappiamo che un’ eventuale modifica
comporterebbe il rischio di vanificare ogni tentativo finora attuato).
L’alternativa sarebbe quella di
garantire il premio elettorale a tutti i partiti della coalizione, anziché al partito più votato, ma questo continuerebbe
a dare voce in capitolo ai partitini della coalizione vincente, che riacquisterebbero
il potere di veto (o di ricatto politico).
Grazie, NO!
Io mi auguro che la Legge di riforma costituzionale ottenga i voti favorevoli
al referendum, anche per evitare che chi lascia un partito tradendo la più
elementare regola democratica che riconosce alla maggioranza il diritto di “governo”,
possa facilmente continuare a dettare regole e misconoscere il dovere di
coerenza e di lealtà al volere dei “più”.
Nip

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