Chi si rende responsabile di
calunnia nei confronti del prossimo è perseguibile penalmente. Certamente, è
necessario “dimostrare” la sussistenza del reato (mancanza di prove che
dimostrino la veridicità di quanto affermato dal “calunniatore”).
Quando Salvini sostiene che il
Capo dello Stato “…è complice degli scafisti” deve poter dimostrare la
complicità di Mattarella nelle azioni messe in atto dai malfattori o,
quantomeno, il tipo di favoreggiamento esercitato, anche indirettamente, nell’azione
criminale materialmente attuata dagli scafisti. La mancata sussistenza di tali
elementi può far scaturire la colpa del “calunniatore”, ovviamente dopo la
presentazione della querela di parte.
Salvini continua a farla franca,
ma solo per la somma bontà delle persone che offende. Per me meriterebbe una
bella lezione, con richiesta di risarcimento dei danni morali, senza contare le
conseguenze scaturenti dal reato di vilipendio del Capo dello Stato (Art.
278CP, pena da uno a cinque anni).
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